33000 costruttori falliti
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ITALIA. Aziende artigiane dell’edilizia.

 

È come sempre: pensiamo solo al lavoro ma non ad una strategia di difesa del credito.

 

ITALIA. Ragioniamo tutti come se fossimo i padroni (invidiosi) del vapore, capaci di sovvertire qualunque ordine. Ma non è così.

Questo modello economico ha aperto la strada a falsi imprenditori e persone di malaffare, che hanno rovinato la vita ad altri che invece, di valori e volontà sono pieni, ma con le lacune di chi ha pensato troppo al lavoro, senza pensare ad una strategia di difesa del credito.

Chi ragiona con questo modello economico da multinazionale o si fa una SpA oppure deve rendersi conto che si è scavato la fossa.

Ed il provocato disorientamento degli imprenditori verso un modello economico, che non riescono più a comprendere, ordito con insulsa ipocrisia ma in maniera così violenta tale che molti non reggono, determina la posizione in cui siamo relegati: quella degli esclusi; nel mondo di quegli uomini e di quelle donne proni sul tavolo da lavoro e dalle mani callose, schiavi 2.0.

Abbandonati da chi? e dimenticati da chi?… inoltre, sostengo, perché la differenza risulta sostanziale se il presupposto è l’essersi concentrati solo sul lavoro, senza pensare ad una strategia di difesa del credito. Perché è questo l’errore commesso dalla maggior parte degli imprenditori: continuare a parlare di manodopera, materiali, ribassi, e quant’altro. Ma ancora non ci si è resi conto che le carte, o meglio i diritti che ne derivano, contano molto di più.

Il mondo della produzione, dell’economia primaria (di quella che ci mette la bistecca in tavola, per rendere l’idea) è asservita ad un ordine che prescrive da una parte il fior fiore dei manager appartenenti al circuito del sistema economico finanziario, che per esso lavorano con gli evidenti risultati, eticamente più o meno discutibili, ma comunicati e pubblicati da ogni organo di informazione.

Dall’altra, uomini e donne proni sul tavolo di lavoro, mani callose richiamando alla memoria i tempi in cui “si stava meglio quando si stava peggio” ma a cui nessuno presta più attenzione, neanche quando si assiste, impotenti, alla ferita inferta alla società: il suicidio dell’imprenditore nel modello del monoteismo del mercato e del fanatismo dell’economia estorsiva. Che ha messo al mondo, artificiosamente, un modello economico basato sul rigore, sul sacrificio, sulla scarsità di risorse e sulla disoccupazione che potenzia all’infinito il potere di chi detiene il denaro, e il controllo monopolistico della moneta.

Sfibrare i valori imprenditoriali, fiaccare la coscienza e la morale imprenditoriale. Scarso interesse sociale nei confronti delle aziende.

Ma questo mondo è messo meglio rispetto alla politica. Ancora rimane la possibilità di scelta, la possibilità di auto-determinarsi un futuro: non ci si è svenduti per trenta denari. Nel mercato quando qualcuno compra, un altro vende ma occorre una buona politica. Ma i buoni politici tuttavia, non saranno mai in grado di opporsi a un disegno costruito con grande tenacia, sottile maestria e indubitabile competenza dai grandi finanzieri, che infatti hanno tolto in pochi decenni ai politici, il controllo del principale strumento di governo nella storia dell’economia: la moneta.

Senza moneta non si fa impresa.

Intendo dire che fatte salve alcune questioni ideologiche, l’impresa gira solo se c’è moneta. Ovvio, quasi. Ma ciò che è cambiato sono i modi di gestione di quest’unico bene che le permette di prosperare.

La contabilità (non quella fiscale) la si deve fare con le caratteristiche dell’economia della finanza che è diversa dalla contabilità dell’economia della produzione, quella del Credito Cooperativo, delle Banche Commerciali.

Questo mondo sta fallendo non perché non sa lavorare, ma perché non sa gestire la moneta come l’economia della finanza.

Sino a quando l’ago della bilancia tenderà così marcatamente verso quell’economia, per l’economia della produzione non ci sarà scampo. E se l’Impresa e gli Imprenditori non si muovono, circondandosi di professionisti (cercando alleanze e collaborando con i filosofi, con gli Ingegneri, con gli avvocati), la prevaricazione della finanza rispetto all’economia, la nostra economia, risulterà sempre più marcata.

Abbiamo (tutti gli imprenditori) scoperto il fianco, e lì dirigono la pugnalata. Sovente dalle spalle.

“…ACQUA ALLE CORDE…!!” Urlava agli schiavi intenti a tirare enormi massi utili alla costruzione della “piramide”…l’unico che poteva parlare.

Il rischio era che dal tanto tirare le fibre della fune potevano cedere ma, bagnate, avrebbero riacquistato vigore.

Ed allora via a suon di scudisciate…tirare…TIRATE schiavi!

Povero quel vecchio popolo (europeo), composto da individui ancora troppo avvezzi ai diritti sociali, alla dignità del lavoro, alla coscienza di classe, alle conquiste salariali.

 

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